Un importante appuntamento di preghiera per la pace in Medio Oriente

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Logo7luglio2018

Francesco crede nella preghiera e crede nel dono divino della pace. Forte di queste convinzioni, e delle ispirazioni dello Spirito, per invocare e far maturare la pace in Medio Oriente ha promosso un incontro di preghiera il 7 luglio a Bari. Un incontro inconsueto, singolare per la scelta, la basilica di San Nicola, e dalla forte connotazione ecumenica.


Il Papa è motivato dalla necessità di elevare una nuova, e speciale, supplica a Dio perché comincino a dipanarsi i molteplici, e sempre più aggrovigliati, nodi che avvolgono le vicende umane in quella regione, paradossalmente culla delle tre grandi religioni monoteiste. Abbastanza per restarne coinvolti e nello stesso tempo emozionati da sollecitarci a comprendere meglio le ragioni di così importante decisione.

La prima considerazione investe certamente la fede nella preghiera. Potrebbe sembrare scontato l’invito a pregare da parte di chi sempre ci richiama a «non dimenticarci» di pregare per Lui. La sua esortazione si fonda sulla ricchezza della vita interiore che ogni battezzato ha il dovere di coltivare esercitandosi nell’arma della preghiera, oltre che nutrendosi della Parola di Dio e dei sacramenti. Così non solo egli è nella condizione di poter adorare, amare e invocare Dio Padre nella Verità ma anche di combattere Satana che «come leone ruggente», ci ricorda san Pietro (1 Pt 5,8), va in giro per attentare alla distruzione della nostra vita spirituale con la divisione fra gli uomini e l’allontanamento di essi dalla immanente presenza di Dio.


Un intervento divino per aprire la strada alla pace

Proprio nel Vicino e Medio Oriente questa divisione sta manifestandosi sempre più lacerante, inappagabile nell’annientamento di ogni segno di vita, mai sazia della distruzione totale, anche dei più piccoli germogli che aprono alla speranza. Le immagini che ci giungono da Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen di profughi vaganti e impauriti, di vittime di attentatori suicidi, di campi per rifugiati sfiniti dalla rassegnazione, di scampati ai gas mortali, di edifici in macerie, di palazzi ischeletriti, di chiese profanate, testimoniano di una conflittualità endemica che come un mostro si nutre delle sue malvagità. E non accenna a esaurirsi per le risorse convergenti di potenze, alcune lontane dall’area, determinate ad affermare i propri interessi, soprattutto economici e strategici (persino nucleari), o la propria primazia politico-religiosa. Le accresciute rivalità tra nazioni e popoli della regione hanno complicato e aggravato, anche le persistenti tensioni israelo-palestinesi.

Non sembra esserci più forza umana, visti gli insuccessi dell’azione diplomatica e constatata la paradossale impotenza di quella militare, capace di domare la spietata lotta alla pace. Così papa Francesco, devotissimo a Maria che scioglie i nodi, ha certamente pensato alla sua intercessione nella perorazione dell’intervento divino. Il solo che può aprire alla speranza, alla pace. Lo ha preparato con la preghiera per l’emblematica, amatissima Siria alla quale, proprio la domenica di Pasqua, ha chiamato tutti i cattolici; poi con il pellegrinaggio, all’inizio del mese di maggio, al Santuario romano del Divino Amore e reiterando l’invito a recitare, sempre con questa intenzione e per tutto il mese, il Santo Rosario. Ha indetto quindi un incontro speciale di preghiera, di tutti i cristiani, d’Occidente e Oriente, invitando a Bari i Patriarchi delle Chiese, cattoliche e ortodosse di tutti i riti.


La basilica di Bari, luogo di preghiera ecumenica rivolto verso l’Oriente

La valenza di Bari per questa generale mobilitazione di preghiera risiede certo nel fatto che è capoluogo della regione storicamente “porta d’Oriente” e “ponte” nel Mediterraneo tra l’Europa continentale e le più vicine coste asiatiche. Qui si sono da sempre incontrate le loro genti, con i loro frutti e culture, e qui sono confluite da tante contrade d’Europa le correnti del pellegrinaggio cristiano per la Terra Santa, sotto la protezione nel Gargano, proprio come in Normandia, dell’arcangelo Michele. Ma Bari è soprattutto testimone dell’ansia e dell’impegno dei cristiani per la ricostituzione della loro unità che ha come protagonista il santo taumaturgo Nicola di Mira. Egli è veneratissimo in Oriente come in Occidente, le sue reliquie custodite nella splendida basilica che la città ha eretto in suo onore, meta di pellegrinaggi e unica nella Cristianità in cui viene celebrata sia la Messa in rito latino come la Divina Liturgia nei riti dei fratelli ortodossi.

Memorie e circostanze fanno straordinario l’incontro del 7 luglio nella invocazione a Dio del dono della pace da parte dei suoi figli uniti nel suo nome. Gesù, dopo averci rivelato (Gv 14,5-6) che Lui è la «via, la verità e la vita», ci ha lasciato questa assicurazione, ripetendola addirittura due volte (Gv 14,13- 14): «Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».


Graziano Motta


(giugno 2018)