Il coraggio dell’incontro e della mano tesa

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Viaggio in Marocco_2019 Nel corso dell’incontro privato presso il Palazzo reale di Rabat, Mohammed VI e Papa Francesco hanno sottoscritto un appello comune volto a riconoscere l’unicità e la sacralità di Gerusalemme.

Il Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro si trovava in Terra Santa con la sua équipe all’inizio di febbraio, mentre Papa Francesco effettuava un viaggio negli Emirati Arabi Uniti, paese in cui otto dei nove milioni di abitanti sono immigrati in una posizione piuttosto precaria, fra i quali numerosi cristiani del Sud-Est asiatico. Parlando di questa prima visita pontificia nella penisola arabica, Mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo – Vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina – ha espresso al cardinale O’Brien e allo staff del Gran Magistero la gioia profonda dei cristiani del Medio Oriente riguardo al Documento sulla Fratellanza umana, sottoscritto ad Abu Dhabi dal Santo Padre e dal Grande Imam di Al-Azhar, istituzione sunnita di riferimento al Cairo. Nel testo si afferma la necessità della libertà religiosa e di «impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini».

Con tale Documento, si apre una nuova pagina nella storia dei rapporti fra le religioni, 800 anni dopo l’incontro amichevole tra San Francesco d’Assisi e il Sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil, nipote del grande Saladino, che ebbe luogo durante la Quinta crociata, a Damietta. Il Documento sulla Fratellanza umana – siglato il 4 febbraio ad Abu Dhabi – è destinato a diventare «una guida per le nuove generazioni nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli». Musulmani d’Oriente e d’Occidente, con i cattolici d’Oriente e d’Occidente, vi dichiarano di adottare «la cultura del dialogo come via» e «la conoscenza reciproca come metodo», cercando di diffondere ovunque i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, che essi considerano come «àncora di salvezza» per tutti.

«L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale», afferma il Documento,– «simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano».

Questo testo è il risultato di un’amichevole collaborazione tra i due firmatari, che si sono incontrati più volte, specie durante la visita papale in Egitto nel mese di aprile 2017. Papa Francesco vi vede – per la Chiesa Cattolica – lo sviluppo degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, sulla scia del viaggio di San Giovanni Paolo II a Casablanca (agosto 1985) e dell’incontro interreligioso ad Assisi (ottobre 1986). «I processi devono maturare, come i fiori, come la frutta», ha commentato nell’aereo che lo riportava da Abu Dhabi a Roma.

Nella continuità del suo viaggio ad Abu Dhabi, nonché del Documento sulla Fratellanza umana sottoscritto in quell’occasione, Papa Francesco si è recato in Marocco gli ultimi due giorni di marzo. Egli ha voluto promuovere il dialogo interreligioso in questo paese che costituisce un ponte naturale tra Africa ed Europa, ricordando nuovamente gli ottocento anni trascorsi dall’incontro storico fra San Francesco d’Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil. «Quell’evento profetico dimostra che il coraggio dell’incontro e della mano tesa è una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione», ha sottolineato davanti a Re Mohammed VI che lo ha accolto.

Nel corso dell’incontro privato presso il Palazzo reale di Rabat, Mohammed VI e Francesco hanno condiviso un appello comune che sancisce l’unicità e la sacralità di Gerusalemme. «Noi pensiamo sia importante preservare la Città santa di Gerusalemme, Al Qods Acharif, come patrimonio comune dell’umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo», hanno dichiarato, auspicando che «nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto».

Simbolo di tale tenace impegno nel dialogo interreligioso al servizio della speranza è stato Fratel Jean-Pierre – trappista superstite della comunità di Tibhirine – che ora vive nel monastero Notre-Dame de l’Atlas, a Midelt, in Marocco. Domenica 31 marzo, il Papa si è inchinato al cospetto di questo religioso molto anziano, baciandogli la mano con profondo rispetto, come per insegnarci con questo gesto l’unica strada di rinnovamento della Chiesa: vivere il Vangelo semplicemente e donare la propria vita per amore.


François Vayne


(maggio 2019)