«Il regalo di Gerusalemme»

Un incontro con Mons. Pizzaballa, Amministratore del Patriarcato Latino di Gerusalemme

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Vivere la Terra Santa

Durante un incontro organizzato dall’associazione italiana “Amici di Saxum” - presieduto da Mons. Fernando Ocáriz, Prelato dell’Opus Dei, presso la Pontificia Università della Santa Croce - Mons. Pierbattista Pizzaballa è intervenuto, presentando la situazione della Chiesa cattolica in Terra Santa in una prospettiva piena di speranza, nonostante il difficile contesto politico e sociale.
 

L’Opus Dei ha invitato l’Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme sabato 9 giugno, in occasione del primo convegno degli “Amici di Saxum”, associazione che sostiene un centro di accoglienza e formazione per i pellegrini, situato nei pressi di Abou Gosh, una decina di chilometri a nord-ovest di Gerusalemme. Saxum - che significa pietra o roccia in latino - evoca il soprannome attribuito dal santo fondatore dell’Opus Dei al suo successore, il beato Álvaro del Portillo, morto nel 1994, che fu egli stesso all’origine del centro così denominato, destinato ad accompagnare i pellegrini nelle loro iniziative spirituali (www.saxum.org).

A tal proposito, Mons. Pizzaballa ha sottolineato che i pellegrini sono sempre più numerosi in Terra Santa, ultimamente in aumento del 50% annuo, specie in provenienza da America e Asia (soprattutto Indonesia): ciò costituisce per la Chiesa locale una sorpresa molto positiva, indubbiamente legata all’incremento dei voli “low cost”.

L’Amministratore Apostolico ha ricordato che la sua diocesi – che si estende dalla Giordania a Cipro, passando per Israele e Palestina – è particolarmente viva, con una rete ben sviluppata di scuole parrocchiali, nonché un centinaio di congregazioni maschili e femminili attive nell’ambito dell’istruzione, nella cura dei malati e nel sostegno ai più poveri. Una legislazione per regolamentare le relazioni della Chiesa con lo Stato israeliano sta per essere finalizzata, ha notato con soddisfazione, auspicando che tale «concordato» possa infine chiarire una situazione che non si è quasi mai evoluta dalla caduta dell’impero ottomano, un secolo fa.

«Gerusalemme appartiene a tutti i credenti, cristiani, ebrei e musulmani, e noi dobbiamo trovare le soluzioni affinché tutti si sentano a casa propria nella Città santa», ha proseguito, precisando che non è bene fare di questa capitale spirituale un «centro politico», poiché essa rappresenta in primo luogo «il cuore» di tutte le religioni abramitiche. «Per tutti la Terra Santa è una scuola di dialogo, poiché scopriamo che le cose si realizzano soltanto assieme, attraverso i rapporti personali in cui l’altro diviene una parte di noi stessi, della nostra identità», ha spiegato Mons. Pizzaballa, considerando che tale apertura ecumenica e interreligiosa costituisce il vero «regalo di Gerusalemme» per il mondo intero.

Secondo lui, «se la questione di Gerusalemme sarà risolta, il resto verrà da sé in Terra Santa, la pace accadrà» e dato che «la politica è impotente», «il dialogo fra credenti rappresenta l’unica strada, attraverso l’incontro che conduce al rispetto reciproco». Di fronte alle speranze deluse degli accordi di Oslo e Camp David, Mons. Pizzaballa punta su una maggiore considerazione della dimensione religiosa e culturale delle problematiche locali per trovare una soluzione alla crisi attuale che coinvolge tutto il Medio Oriente. Da parte sua, la Chiesa cattolica dimostra che è «possibile vivere al cuore dei conflitti senza escludere nessuno». 


François Vayne


(12 giugno 2018)